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(Pubblicato su “il Dono dell’AVIS” Francofonte, n. 1)

Cosa accade quando una storia d’amore finisce? E se ci si accorge di non andare d’accordo solo dopo aver fatto il grande passo? Magari anche dopo diversi anni, quando il nucleo familiare si è già allargato. Ci si trova molto spesso in conflitto, a litigare anche per banalità. Ci si scontra prima a casa, poi davanti ai parenti, poi nei luoghi pubblici senza badare a chi ci sta intorno ma, soprattutto, senza accorgersi che lo si fa davanti ai propri figli.

È una sottile linea quella che separa l’Amore dall’Odio, e su questa stessa linea corre il “conflitto”, che non è necessariamente qualcosa di facilmente dicibile, spesso neanche i coniugi sanno quando è iniziato e perché. Il problema è sempre “Altro”! Per arrivare a comprendere questo “Altro”, bisogna principalmente rimuovere il conflitto. Per farlo si può ricorrere a molti professionisti e, fra questi, gli specialisti del campo sono i Mediatori Familiari.

La Mediazione è un percorso in cui un terzo imparziale è sollecitato dalle parti (siano esse genitori, insegnanti, dipendenti di un’organizzazione) perché li aiuti a gestire le difficoltà emotive ed organizzative peculiari della frattura del legame, di dinamiche relazionali conflittuali. La Mediazione si presenta quindi come uno spazio di incontro nel quale le persone hanno la possibilità di “negoziare” le questioni relative al motivo del “conflitto”, sia esso legato ad aspetti economici, relazionali, organizzativi. La Mediazione Familiare è maggiormente riconosciuta nell’ambito giuridico nella risoluzione delle controversie legate alle separazioni/divorzi, ma in realtà opera su tutti gli aspetti relazionali che intercorrono fra “familiari” e non.

L’aspetto principale che contraddistingue il Mediatore è l’occuparsi del Conflitto con competenze e tecniche specifiche: non si tratta quindi di aiutare persone con disagio psichico e neanche, in ambito familiare, di sostenere terapeuticamente la coppia in un momento di crisi. Il Mediatore coglie nel conflitto un’opportunità di cambiamento, di trasformazione e aiuta le parti a dialogare, a riconoscersi e a giungere ad accordi nei quali la soluzione risulta condivisa. Infine è bene ricordare che il Mediatore Familiare non è una figura professionale che va in conflitto con altre come Avvocati, Psicologi o Psicoterapeuti, ma bensì va a supporto di esse, in cerca di una collaborazione che possa permettere un lavoro in équipe atto alla risoluzione del problema.

La Mediazione può essere richiesta spontaneamente da uno dei due coniugi o dalle parti in causa, per risolvere un problema nel momento in cui si presenta; oppure, può essere richiesta da uno dei due avvocati per tentare di risolvere la controversia senza arrivare in tribunale; ovvero, può essere ordinata dal Giudice durante una causa di divorzio o separazione, o anche dopo, se necessaria. Nella maggioranza dei casi, queste ultime soluzioni, da sole, non bastano a risolvere il conflitto, poiché gli ex coniugi continuano a “far impazzire gli avvocati”.

A prescindere dalla causa che può portare due persone al conflitto e sulle modalità di intervento che possono essere diverse con tempi più o meno lunghi, da soli o coadiuvati da amici o, meglio, professionisti, c’è una questione da non sottovalutare ma, anzi, da prendere in considerazione come di primaria importanza: i figli.

In una coppia che attraversa un periodo di crisi, o che si è già separata ma continua a permanere una situazione conflittuale, il conflitto risulta talmente predominante, a volte quasi totalizzante, che si perde la capacità di valutazione degli aspetti emotivi dei propri figli; ci si focalizza troppo sui propri vissuti e le proprie emozioni, non considerando e, spesso, strumentalizzando la prole per portare avanti la conflittualità o, nei migliori casi, facendola passare in second’ordine sulla risoluzione dei problemi.

Spesso i bambini sono molto piccoli ed erroneamente si pensa che essi non riescano a comprendere ciò che gli accade intorno. Ma la psicologia ci insegna che così non è, al contrario i bambini sono delle casse di risonanza nei primi anni di vita, in loro tutte le emozioni si amplificano e, se non correttamente gestite e incanalate, rischiano di andare a far vibrare corde sbagliate.

Il conflitto in casa, anche se solo verbale, rappresenta il rischio di essere recepito dai bambini come “violenza passiva”. Questo ha effetti molto gravi sul sano sviluppo di un bambino. A supporto di questa tesi c’è una vasta letteratura scientifica con ricerche che hanno correlato l’origine di molte Patologie alle diverse forme di Violenza, ivi compreso il conflitto genitoriale, che avremo modo di vedere nei prossimi articoli.

A mio modesto parere, non è importante se ci si separa o meno, ma la Risoluzione del Conflitto come base di partenza, come Prevenzione di ben più gravi conseguenze, dirette e indirette, a cui si andrebbe sicuramente incontro.

Tutti gli argomenti trattati in questo articolo, non sono che la punta dell’iceberg, poiché letteratura ne è stata prodotta e molto spesso è discordante. Avre­mo modo di approfondire ognuno di questi argomenti nei prossimi articoli.

“Ci si separa come Coniugi, ma si rimane Genitori per Tutta la Vita!”

Riferimenti Bibliografici:

Canevelli, F., Lucardi, M. (2000). La Mediazione Familiare. Dalla rottura del legame al riconoscimento dell’altro. Torino: Boringhieri.

De Palma, A., Quattrocolo, A. (2009). La Mediazione tra Medico e Paziente. Modena: Athena.

Giusio, M., Quattrocolo, A. (2014). Elementi di vittimologia e victim support. Caserta: Giuseppe Vozza Editore.

Haynes, J.M., Buzzi, I. (2012). Introduzione alla Mediazione Familiare. Principi fondamentali e sua applicazione. Milano: Giuffrè Editore.


Salvatore Bruno Riscica

Psicologo | Mediatore Familiare

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