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(Estratto di un intervista rilasciata per Radio Live News 24 il 17/03/2020)

Stiamo vivendo un periodo particolare, alla quale non siamo abituati, questa modifica nella nostra routine potrebbe scatenare Ansia?

A causa del Covid-19, la nostra società si trova, proprio come dice lei, ad affrontare battaglie non solo dal punto di vista medico, ma anche geopolitico e soprattutto psicologico, poiché i cambiamenti delle abitudini individuali e sociali, pongono l’individuo in situazioni stressanti che possono, se non adeguatamente trattati, sfociare in patologie o cronicizzazioni.

Ma prima di andare avanti, innanzitutto, partirei dal cercare di operare una distinzione fra i costrutti di Paura, Ansia e Angoscia, che possono apparire simili, ma non lo sono, provando ad utilizzare un linguaggio privo di tecnicismi e facilmente comprensibile.

  • La paura, o fobia, è un’intensa emozione che si prova in presenza di un pericolo, spesso accompagnata da reazioni fisiche come la produzione di adrenalina, necessarie per mettere in moto i meccanismi di difesa in caso di pericolo; la paura ha un oggetto reale, il pericolo, ma essa è soggettiva in quanto la percezione di quel dato pericolo può essere modificata dall’immaginazione; la paura è comunque una sensazione più precisa;
  • l’ansia sana è una condizione psichica, prevalentemente consapevole, e rappresenta una normale reazione di adattamento a un pericolo o a un’importante situazione della vita, ma rispetto alla paura, è un sentimento più vago, in cui lo stimolo oggetto può essere oggettivo o soggettivo; l’ansia è spesso associata a sintomi corporei come palpitazioni, senso di oppressione al petto, affanno, tremori; a volte può appartenere a momenti specifici della vita, per esempio legati a un lutto o momenti di forte stress e risolversi da sola, ma spesso l’ansia è anziché diminuire diventa più forte e, se non trattata, si cronicizza diventando una vera e propria patologia, in questo caso diventa una vaga sensazione di malessere, che si traduce in uno stato d’apprensione, di sconforto più o meno intenso;
  • in ambito psicoanalitico, più che di ansia si parla di angoscia; l’angoscia si distingue dalle precedenti per il fatto di essere un gradino più su, ancora meno specifica o legata ad un oggetto che la genera; può derivare da un conflitto interiore e non è immediatamente individuabile; un terrore senza nome che deriva dall’immaginazione catastrofica dell’individuo, è uno stato d’animo invasivo, inquietante e paralizzante, dovuto a un afflusso di stimoli emotivi; la distinzione fra ansia e angoscia è sottile ma, mentre la prima è di natura più cronica, l’angoscia può manifestarsi sotto forma di crisi.

Ritengo importante ribadire che ogni individuo vive i momenti stressanti in maniera diversa e manifesta sintomi e comportamenti assolutamente differenti fra loro; per quanto queste manifestazioni possano apparire simili dall’esterno e da uno sguardo poco attento, non è a mio avviso possibile generalizzare, non esiste una formula condivisa per tutti, ogni caso va valutato e considerato uno per uno. Il sintomo, infatti, può rivelarsi in maniera differente per ognuno di noi.

È per questo che noi, in quanto psicologi e professionisti sanitari, ci siamo fin da subito attivati, cercando di portare anche a casa dei nostri pazienti che preferiscono non spostarsi da casa, le nostre sedute; in questo, per fortuna, la tecnologia ci viene in aiuto, con i programmi per le videochiamate o semplicemente telefonicamente; è certo che il cambiamento del setting, può non essere sempre gradito e per questo alcuni di noi, mantengono gli studi aperti, prendendo le dovute precauzioni sanitarie. Sul sito del ministero della salute, dell’Organizzazione mondiale della Sanità e dei nostri ordini professionali, è possibile trovare dei vademecum la cui lettura può essere utile a gestire le ansie. Inoltre, sono state attivate e ne stanno attivando sempre di più, delle task force di colleghi che gratuitamente possono fornire in emergenza, un ascolto telefonico gratuito. In Italia la nostra professione conta circa 110.000 iscritti, e credo che ognuno di noi possa fornire tranquillamente il proprio contributo, per questo esorto ognuno di voi che ne senta il bisogno per sé o per i suoi familiari a contattarci. In questo momento, così come per curare la polmonite serve il medico, per curare l’ansia da contagio o la frustrazione da #iostoincasa, serve uno psicologo.

Può aiutarci a comprendere meglio come gestire lo Stress in situazioni d’emergenza?

Come dicevamo, in questo momento, la nostra società si trova ad affrontare un periodo di cambiamenti di abitudini a cui ci si è poco esercitati, che ci pone sotto forte stress; in presenza di situazioni molto stressanti, traumatiche, indecifrabili, imprevedibili e emotivamente dirompenti, la nostra psiche può quindi reagire attivando meccanismi di difesa più forti come la dissociazione, ossia l’alienazione dalla realtà; analizzando, infatti, sotto un altro profilo le reazioni che gli individui stanno attuando in tutto il nostro territorio, si può osservare un fenomeno di dispercezione che deforma in maniera piuttosto sostanziale la percezione del pericolo in una direzione o nell’altra, verso l’allarmismo o verso la negazione del problema; è il caso, per esempio, delle persone che si sono esposte al contagio creando assembramenti (anche se già sotto divieto) ai supermercati per fare scorte e rimanere in casa, quando era ben chiaro che i beni di prima necessità sarebbero stati sempre riforniti o, all’opposto, le persone che continuano a vivere la vita che conducevano prima, semplicemente, come se nulla fosse, andando per locali notturni, quando ancora erano aperti, oppure passeggiando per il lungomare senza alcun tipo di protezione o rispettare le regole dettate dal ministero.

È un momento difficile anche per le categorie professionali del settore sanitario: medici, infermieri, tecnici e tutti coloro che lavorano all’interno di strutture ospedaliere, ossia che fanno parte del mondo delle professioni di aiuto, che stanno vivendo in prima linea l’emergenza, è possibile che possano incorrere in disturbi correlati allo stress, perché sono fisicamente sotto stress, facendo doppi o tripli turni, ma soprattutto perché stanno vivendo momenti emotivamente molto cruenti e traumatici. In più, essi devono far fronte al vissuto emotivo dei pazienti che hanno di fronte, dove rabbia, frustrazione, ansie e angosce, per sé e per i propri cari sono lì a far da padrone. È in automatico che si attivano meccanismi di difesa come la dissociazione, poiché continuare lavorare con questa pressione emotiva, diverrebbe molto difficile; tutto ciò a discapito dei pazienti che non comprendono, d’altra parte, le risposte date in questi contesti di emergenza dai sanitari. Già accade nelle situazioni giornaliere, a maggior ragione, quindi, nelle situazioni di emergenza come questa del coronavirus, dove, non dimentichiamoci, che a rischio ci sono anche i sanitari e i loro familiari.

Da questo ne deriva la necessità di prendersi cura di chi cura, per permettere ai sanitari di smaltire lo stress e imparare a gestire al meglio il proprio vissuto e la propria esperienza fisica ed emotiva; questo potrà permettere di tornare a lavorare con maggiore serenità e affrontare le avversità nel migliore dei modi.

Quindi ripeto il mio appello, se avete bisogno, contattateci, citando la famosa pubblicità di una compagnia telefonica di qualche annetto fa, “una telefonata allunga la vita”!

Potrebbe darci qualche consiglio su come bisogna veicolare certi messaggi ai bambini?

Il consiglio è di evitare di esporre i bambini a troppe immagini sul COVID-19 e sui media che bombardano le nostre case di notizie su questa emergenza, certamente non è facile per i genitori gestire questa situazione con i bambini a casa in questa vacanza forzata, anche a fare i compiti scolastici per la continuità educativa; parlarne il giusto, senza dire troppo, perché non dire niente sarebbe ancora peggio, utilizzando un linguaggio semplice e anche un po’ fiabesco è quello che occorre per cercare di stare in contatto emotivamente con i nostri figli; a tal proposito, consiglio a tutti, grandi e piccini, la visione di un video facilmente fruibile su internet intitolato “il coronavirus spiegato ai bambini dai bambini”. Infine, ricordo che ai bambini non è possibile nascondere le nostre emozioni, loro le percepiscono più facilmente: più siamo in ansia e preoccupati, più lo sono loro, magari noi riusciamo a comprenderne il perché, ma loro no; per questo bisogna dar voce alle nostre preoccupazioni con sincerità, ma senza esagerare. Ciò che è virale al momento, è un disegno di un arcobaleno con la scritta “andrà tutto bene”, può si aiutarci disegnarlo e colorarlo insieme ai nostri bambini, ma dobbiamo anche fargli sentire che ci crediamo davvero.


Salvatore Bruno Riscica

Psicologo | Mediatore Familiare

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